“Notti tragiche” e il senso della Nazione.

25 06 2010

Molti di noi ci avevano creduto fino in fondo. Avremmo voluto vivere in modo diverso l’intensità di un mondiale perché, forti e ancora vive, erano le emozioni provate a Berlino nel 2006.
Ma le cose non vanno sempre come noi speriamo. Questa volta il copione è stato scritto con la valenza di una tragedia epica, quelli che fino a qualche giorno prima erano considerati gli eroi di Berlino hanno subito una disfatta atroce e per l’opinione pubblica si sono trasformati negli eroi della vergogna.
Ma vorremmo cercare di rendere giustizia in qualche modo allo spirito nazionale, capire le principali criticità  ma non affossare degli uomini e soprattutto l’ideale di nazione.
Sportivamente e quindi, dal punto di vista calcistico, il mondiale in Sud Africa rimarrà nella storia come la peggior prestazione della nostra selezione che è riuscita  a fare peggio della disfatta contro la Corea nel 1966 nella terribile notte di Middlesbrough.
Avremmo voluto tanto, alla fine del mondiale, paragonare il Ct Lippi a Vittorio Pozzo ( Ct delle vittorie del 1934 e 1938) ma con l’amaro in bocca non si può che associarlo invece al grande Vecjo, ovvero Enzo Bearzot ( Ct vittorioso nel mondiale 1982 e uscito in malo modo nel 1986).
Lippi, con un gesto, forse scontato ma nobile, ha voluto esprimere in conferenza stampa il suo enorme rammarico addossandosi tutte le colpe. Forse è vero, le maggiori colpe non possono che ricadere sul capitano della nave quando questa affonda.
Onestamente, non ci va di unirci, però, al coro di condanne feroci e spietate contro Marcello Lippi e i suoi ragazzi, vorremmo solo far notare una triste ed amara verità. Non una verità in senso assoluto, ma forse un semplice punto di vista.

Qualcuno ha sostenuto in modo palese, che la sconfitta della Nazionale rappresenta lo specchio della nostra Nazione. Una realtà di “vecchi” che non fa emergere le sue migliori risorse e non investe sui giovani.
Questa può essere una causale giustificante, ma forse anche una cruda  realtà di quella che può essere considerata come  una tragedia italiana, calcisticamente parlando.

L’altro elemento, sui cui ci va di ragionare, rappresenta in modo desolante una classica accezione negativa dell’Italia, che ci vede sempre protagonisti nella lotta perenne fra opposti.
Succede nella politica, tutti tesi a far rivalere il senso di giustizia nella destra, nella sinistra o nel centro.
Siamo poco tolleranti e forse a volte un po’ razzisti nell’appartenenza geografica, sempre a ribadire “Noi del Sud…” o “Noi del Nord …”.
In questa contestualità non riusciamo e non siamo riusciti,ad essere uniti in occasione del mondiale di calcio, contestando platealmente, alcuni perché juventini, altri perché milanisti, romanisti e cosi via…
E voi questo lo definite un Paese maturo? No cari amici questo è solo un “letamaio di posizioni” sempre tese a far rivalere la propria ragione.

Dispiace sostenere queste cosi crude e feroci posizioni, ma signori è anche questo lo specchio della nostra società.

Ma di certo non è il momento di arrendersi anche se si prova un senso di onnipotenza rispetto a tali condizioni. Vogliamo e crediamo sia giusto pensare al cambiamento che avvenga nel senso più intimo delle nostre coscienze, riuscendo presto o tardi ad accomunarci per mezzo del grande e profondo spirito di ITALIANITA’. Uno spirito che ci faccia capire e ragionare sul “Valore di Patria” o se volete “Valore della Nazione” , “Comunanza”, “Fratellanza” o , più semplicemente, UNITA’ NAZIONALE.

Nel  ricorrenze del 150° dell’Unità d’Italia  vale la pena ricordare un motto tristemente reale e ancora attuale  di Massimo D’Azeglio…
“… Abbiamo fatto l’Italia … ora bisogna fare gli italiani”.

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