Il Pdl assuma le cose buone del Pd e si apra anche ai giovani.

27 03 2009

pdl-pdNella 3 giorni della Fiera di Roma, il vecchio centrodestra si apre ad nuovo e sempre più democratico contenitore. Quello che si prospetta è un atto dovuto e conclusivo  di una realtà  che ha già visto nel suo incedere delle tappe fondamentali. In effetti, come afferma il capogruppo al senato Gasparri, “l’elemento fondativo del Pdl, tra i tanti, è stato un evento di una fisicità totale: la manifestazione del 2 Dicembre del 2006. E’ chiaro che sarà tutta un’avventura nuova, ma il Pdl sarà un mix di tanti elementi: iscrizioni telematiche,grandi referendum su grandi questioni, ma ci saranno anche le sedi comunali che non saranno chiuse e che sono lo strumento di partecipazione politica, piaccia o meno “. Quindi, si continua con la svolta del predellino di piazza San Babila del 18 novembre 2007 con le ormai celebrata parole di Berlusconi: “oggi nasce ufficialmente qui il grande partito del popolo italiano, un partito aperto che è contro i parrucconi della vecchia politica. Invito tutti a entrare senza remore e a venire con noi, questo è quello che la gente vuole”. La gente, in effetti, aveva dimostrato il suo volere nella grande manifestazione di San Giovanni del 2 dicembre 2006, contro il governo Prodi, ed ancora nell’ultima delle tappe di questo processo, nelle elezioni politiche del 2008 con un suffragio popolare che va anche oltre le aspettative. Eccoci arrivati dunque al congresso fondativo, che per molti appare come una pura formalità. In effetti molti critici vedono nel Pdl un partito ancorato alle volontà di un capo (Cfr. Berlusconi) incapace dunque di consolidare una architettura sulle proposte e le idee della base. Questa è forse la più grande sfida della nuova forza popolare italiana, superando le logiche della sommatoria dei vari partiti che vanno a fondersi in essa, proponendo una politica nuova, con valori democratici, europei e liberali. Ancora con le parole di Gasparri, “Noi dobbiamo evitare la lotta tra potentati come nella vecchia Dc. Per farlo ci sono due garanzie: una forte leadership e nel Pdl c’è un leader forte che interpreta un sentimento democratico e popolare, perché i voti parlano. Dopodiché ci vuole anche un dibattito, una dialettica democratica ed è bene che ci siano”. Mi permetto di aggiungere, una dialettica democratica aperta anche, e sempre più, ai giovani. Su questo, a mio avviso, il Pdl deve ancora  lavorare parecchio, prendendo magari come suo punto di riferimento il lavoro svolto in questo senso dal Pd. Cito il Partito democratico, perché , è grazie alla sua nascita che l’evoluzione del centrodestra ha avuto una accelerazione. In effetti anche se politicamente sconfitti in tutte le competizioni elettorali dell’ultimo periodo, i democratic hanno avuto per primi la forza di condurre un cambiamento di proposta politica nel scena italiana. Una accelerazione che ha spinto dunque verso una propensione sempre più bipolare o sarebbe meglio dire “bipartitica” con l’innovazione chiara e diretta a sdoganare le vecchie impostazioni di partito della prima repubblica. Un partito sempre con l’attenzione rivolta alla sua base e alle buone idee dei suoi giovani. Mi piace a tal proposito far un riferimento, ai nuovi mezzi della comunicazione moderna, internet e le sue agorà, e che, attraverso la cui reticolarità  è stato possibile apprezzare, la performance della giovane consigliere provinciale piddina di Udine( video su youtube fra i più visti nell’ultima settimana), che ha mostrato grande carattere nell’affrontare l’assemblea dei circoli del Pd, interrogandosi ed esternando anche critiche costruttive sul futuro del partito. Questo è l’esempio positivo che dovrebbe far suo anche il costituendo Pdl, mostrando cosi, di essere aperto veramente alle esigenze di quella parte sana e smaniosa dell’ala giovane, non più solo simbolo di copertina ma elemento cardine per la costruzione del futuro della nostra cara e amata Italia.





SdC: Siamo demoralizzati Critici

25 03 2009

stop-lavoro-sdcCapire le criticità e superarle attraverso una formazione efficace. Questo, un motto, che Scienze della comunicazione potrebbe utilizzare per ridefinire al meglio la sua offerta curriculare. Molto spesso le facoltà associano ai  tagli finanziari, la maggior parte dei problemi di ridefinizione dell’architettura didattica e formativa presenti in esse. Ma il deficit maggiore è la mancanza d’investimento culturale in un idealtipico interesse verso la formazione della classe studentesca. Questo preambolo, serve a far capire come molte facoltà, e nella fattispecie mi riferisco alla facoltà di Scienze della Comunicazione de Sapienza- Università di Roma, sono arrivate ad un punto morto della loro esistenza accademica. Troppo esile infatti è il rapporto tra mondo del lavoro e formazione accademica. Lo studente laureato in qualsiasi corso di laurea in Scienze della comunicazione, trova purtroppo una barriera insuperabile rispetto all’ inserimento nel mondo del lavoro. Basta guardarsi intorno è notare nei diversi annunci e richieste varie, opportunità ed esperienze lavorative che esulano dal ricercare lo studente formato a Scienze della Comunicazione.  A mio modesto parere non si tratta di una scarsa considerazione aprioristica nei confronti della facoltà, ma è innegabile la mancanza di professionalità dello studente che, laureato, non trova lo sbocco diretto.  Nella fattispecie una laurea di secondo livello in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, e quindi ciclo conclusivo dell’offerta di facoltà, sembrerebbe- ben camuffata nella sua copertina- un corso di laurea calibrato alla formazione professionale nei settori descritti. In realtà quello che riesce ad offrire è solo una leggera infarinatura protraendosi nell’incapacità di dare quel necessario imprinting per imporsi nel difficoltoso mare magnum del sistema lavoro. Non ha senso associare a tale percorso la professione di Giornalista proponendo nella realtà dei fatti pochi laboratori di scrittura o nessuna opportunità di stage, magari con la possibilità di accedere almeno alla carica di giornalista pubblicista.  Poi  ancora nello stesso corso, la parte relativa ai processi televisivi e web. Bene i laboratori, ma che diano la possibilità di promuovere le figure ricercate. Quindi proseguiamo con le “pillole di saggezza” del marketing o dei processi aziendali, nonché di piccoli concetti di grafica ed elementi di statistica.

Sono proprio convinto che finite le superiori mi iscriverò a Scienze della comunicazione. Penso sia la scelta più opportuna specialmente oggi che si ricercano nuove figure professionali nel panorama delle ICT. Ancora non ho deciso che fare ma potrò decidere con calma in questa bella offerta. Non sto nella pelle  potrò fare il grafico, il pubblicitario o il giornalista o magari il consulente nei diversi settori della comunicazione o ancora fare esperienza come consultant o analist presso qualche azienda  o inserirmi nel fantastico mondo della telefonia, sempre più convergente verso forme quadruple pay. Non vedo l’ora che inizi questo fantastico percorso“. Bhè si sa i sogni aiutano a crescere, a vent’anni non si è padroni dei propri entusiasmi, ci si lascia trascinare nel vortice ma poi ci si accorge forse troppo tardi che si è commesso un gravissimo errore e non si fa più in tempo a ritrovare il giusto percorso.

Ormai è tardi sei un laureato a pieni voti in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo alla “Sapienza” di Roma, ma oltre alla dicitura sul bigliettino della bomboniera, che in realtà fa pure figo, non sei che un disoccupato senza arte né parte, … chi vuol essere lieto sia del doman non v’è certezza.

Evidentemente è tanta l’amarezza per un ex studente che ha affrontato un percorso di laurea con diverse aspettative per il suo futuro. Non so quale sia la via maestra, ma sono certo che bisogna dare una sterzata alla propria mission, consapevoli che per produrre una saggia e proficua offerta formativa bisogna guardare fuori dal proprio orticello. Non più artefici del proprio destino ma attori compartecipanti di una innovativa proposta didattica con  facoltà realmente e proficuamente federate,  portatrici ognuna del suo Know how.





La destra spegne definitivamente la sua fiamma.

19 03 2009

La mozione congressuale del 21-22 marzo sancirà l’entrata nel Pdl.

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La fiamma accesa il 26 dicembre 1946 sta per essere definitivamente spenta. Il MSI nasce, ufficialmente a Roma, nello studio dell’assicuratore Arturo Michelini, per raccogliere le forze fasciste disperse dopo la Liberazione e provvisoriamente confluite nel partito dell’Uomo Qualunque, creato da Guglielmo Giannini per contrastare l’egemonia dei partiti del CLN. I protagonisti di quella riunione sanciscono la conclusione di un processo rimasto aperto per un biennio a soluzioni diverse. La volontà di ritrovarsi tra i “vinti” per mantenere viva “l’idea” e coltivare speranze (e illusioni) di riscatto, aveva alimentato varie ipotesi, in un clima di grande incertezza. Infranta negli scogli della realtà l’impossibilità di creare una “grande destra” con repubblicani e monarchici, non vede altra strada  se non quella di acquisire un potenziale di ricatto verso la Democrazia Cristiana, minacciando la rivolta della piazza di destra contro le turbolenze sociali delle manifestazione studentesche e delle lotte sindacali. Non trova riscontro nei fatti l’invocazione di un regime presidenziale che sottraesse potere ai partiti, tanto cara all’ideologia populista, sia per paure di sbocchi autoritari sia perché la leadership, incarnata da Giorgio Almirante, rivolgendosi alla “maggioranza silenziosa”,  crea un crogiuolo di temi, mescolando law and order con conservatorismo, moralismo, nazionalismo piuttosto che ribellismo sociale e rivendicazione di forme di democrazia diretta. L’ultimo congresso indetto per  sabato e domenica  21-22 marzo sancirà la conclusione di un processo storico iniziato con il congresso di Fiuggi del 1995, con la nascita di Alleanza nazionale. In realtà il sogno di una destra moderna era già stata avviata dal leader storico, Giorgio Almirante, con la nascita del M.S.I- destra nazionale. Almirante può scrivere nel manifesto del Msi-Dn per gli italiani degli anni ’80, pubblicato all’inizio del 1983, che “sono caduti o stanno cadendo gli storici o, per meglio dire, gli antistorici steccati che per tanti anni hanno impedito agli italiani di riconoscersi  e di ritrovarsi in tutto l’arco delle loro tradizioni e delle loro esperienze“. Quindi, grazie alla storicizzazione del fascismo e alla netta attenuazione del conflitto politico, il MSI può uscire dal ghetto in cui è stato (e, per certi aspetti si è) rinchiuso.  Ben più significative sono le parole con cui il nuovo Presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi, si rivolge al MSI durante le consultazioni per la formazione del nuovo governo e il dibattito parlamentare: “non si può considerare anticostituzionale un partito rappresentato in parlamento e pertanto il dialogo non può essere pregiudizialmente chiuso a nessuna forza politica“. Una dichiarazione storica che mette fine alla teoria dell’arco costituzionale e abbatte gli steccati del ghetto missino. Ma forse l’elemento che più di ogni altro tende a chiudere un capitolo nero della lotta politica soprattutto tra rossi e neri, è la morte “sul campo” del segretario comunista, Enrico Berlinguer, onorata con la visita di Almirante e Romualdi alla salma nella camera ardente a Botteghe Oscure. Questo gesto, di grande portata simbolica, non sarebbe stato possibile negli anni di piombo e della strategia della tensione. E’ il segno di un clima politico mutato, in via di rapida deradicalizzazione. Un partito dunque uscito dal “ghetto” che vede delle svolte epocali, prima con la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco di Roma, con l’appoggio pubblico di Silvio Berlusconi che dà il là alla nascita della coalizione di centrodestra, e poi con la nascita di Alleanza nazionale, innovativo contenitore dell’identità di quella destra entrata ormai a pieno titolo nell’arco costituzionale. Una destra di governo che allontana in maniera definitiva e chiara i riferimenti a possibili radici neofasciste, con la visita di Gianfranco Fini allo Yad Vashem e che si avvicina sempre più alle posizioni del PPE, non senza critiche dall’ala più conservatrice (v. Storace). Anche se a Gianfranco Fini va il merito dell’apertura ai nuovi orizzonti della destra italiana, come nella nascita della coalizione di centrodestra, l’accelerazione definitiva è messa in atto  da Silvio Berlusconi, che il  18 novembre 2007 a Milano in Piazza San Babila dall’ormai famoso “predellino” annuncia la nascita del Popolo delle Libertà, che è risultato il primo “partito” politico italiano per numero di suffragi nelle elezioni politiche italiane del 2008. Quest’ultimo processo definisce la chiara necessità di svolta congressuale, per riannodare definitivamente i fili delle idee e il sogno di Pinuccio Tatarella: il partito unico di centrodestra. Il popolo di Alleanza Nazionale dunque, compirà il 21 e 22 marzo l’atto formale di scioglimento del partito con la sua ultima mozione congressuale che sancirà l’entrata nel Popolo delle libertà. Alleanza Nazionale entra nel Pdl per la costruzione di “un’Italia dei doveri”, cosi come viene definito nella sua mozione congressuale “elaborando una trama culturale e sociale nelle quale parole come «responsabilità», «virtù» e «senso del dovere» divengano non vuote prescrizioni, ma il valore di un esempio che nasce nella vita politica e diventa la carta d’identità della nuova cittadinanza. Una nuova sfida per la destra italiana per un futuro da protagonista con chiari in testa i concetti di”modernità responsabile” e “modernizzazione inclusiva” come le due sfide da vincere nella postmodernità, per garantire all’Italia sviluppo e coesione sociale. Un progetto nuovo per l’Italia con il contributo importante, dei valori, dei programmi, della volontà e della passione di quegli uomini di destra che spegneranno per sempre la fiamma ma come tendono a sottolineare ancor forte sarà  l’apporto delle loro idee.





Un’ammiraglia generalista per Sky

18 03 2009
Con Fiorello, Panariello e Cuccarini parte la rincorsa al duopolio tv
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Il 1′ aprile nasce Sky 1 un innovativo canale “generalista” dell’ammiraglia satellitare. No, non è un pesce d’aprile ma una svolta che la piattaforma del magnate australiano Rupert Murdoch ha in programma per contrastare Rai e Mediaset. Tutto questo evidentemente in risposta alle strategie comuni di Raiset, neologismo in voga nell’ultimo periodo, e soprattutto al lancio, previsto per giugno, della piattaforma satellitare alternativa, e gratuita Tivù Sat che, di fatto, porterà anche sul satellite tutta l’offerta televisiva digitale terrestre free (ossia quella non a pagamento). La rincorsa di Sky è cominciata con l’arrivo di volti nuovi strappati alla concorrenza, fra cui l’anchorman Fiorello e altri due volti cari alle reti rai e mediaset, Giorgio Panariello e Lorella Cuccarini che promettono con dei contenuti classici un sicuro successo. Sky 1 rappresenta un restyling dell’attuale canale 109 del bouquet  satellitare (ora Sky vivo) con l’idea di farne la rete ammiraglia con programmi per l’appunto generalisti. Ma in casa Sky tendono a precisare che non si tratta di una rincorsa a Rai 1 ne tantomeno a Italia1. Come afferma Kathryn Fink, direttore dei programmi Sky, “non avrà nulla a che vedere con un canale generalista. SkyUno sarà incentrato sull’intrattenimento, con particolare attenzione al varietà e alla comicità, reinventate come solo una tv a pagamento può fare. Offrirà una programmazione complementare agli altri nostri canali, arricchendo la piattaforma Sky anche in termini di ascolti“. In effetti Sky, con la scelta del canale generalista modificherà la sua classica impostazione di pay-tv attraverso un’offerta che tenderà a coprire l’anello debole, puntando con forza all’intrattenimento. Si passerà dunque dal varietà (Fiorello-Panariello) al talent show (Cuccarini) per completare il palinsesto con le fiction. Anche se i vertici di Sky tendono a rimarcare la distanza con la classica offerta generalista di Rai e Mediaset, quella che è in atto è una chiara strategia per contrastare la multi offerta di contenuti proposta con il passaggio al digitale terrestre. Una tv in continuo movimento, dunque, con scenari che forse, finalmente, modificheranno e abbatteranno la logica del duopolio televisivo.

 

Questo pezzo anche su:

 http://cinema.tesionline.it/cinema/approfondimento

 





La riformulazione dell concetto di “tv focolare domestico”

18 03 2009

 La nascita è lo sviluppo della televisione tende a sostituire nelle case degli italiani e non solo, quello che per molti anni era stato l’unico luogo di aggregazione della famiglia: il focolare domestico. Soprattutto nel sud Italia, il focolare ha rappresentato per molto tempo centro di discussione familiare, unico momento per tenere salda la famiglia. Poi è arrivato il boom economico è nelle case è cominciata ad apparire la modernità.

Al focolare si è cominciato a sostituire, come elemento di aggregazione, la televisione.  Le famiglie hanno cominciato a dialogare di meno, tutti assorti di fronte a quel mezzo della modernità, quella scaimage_tvtola, capace di attrarre milioni di persone, a farli commuovere per la visione di uno sceneggiato definendosi a tutti gli effetti come n mezzo portatore di  cultura e divertimento. Un fenomeno che è tuttora presente ma che molto velocemente, attraverso i processi di digitalizzazione e convergenza, troverà una linea di cambiamento generalizzata.

lg-refrig-tv02Quello che è in atto è un’ esplosione del cosiddetto focolare domestico con gli ambienti della quotidianità che tendono ad essere trasformati delineando una nuova architettura della casa per ciò che riguarda la sistemazione dei nuovi media. Trasformazioni che modificano per esempio la cucina, con integrazione di dispositivi hi-tech, dando anche un tocco di glamour (rimarcando sempre quella cura dell’ambiente). Una nuova cucina multimediale e più funzionale ai bisogni delle famiglie, con uno o più schermi disseminati in questo ambiente (integrato nella cappa, nel frigo o nel forno a microonde). Una cucina attenta alla distribuzione degli spazi ma anche al risparmio energetico. Questa ridefinizione degli ambiente creerà sicuramente un cambiamento nella gestione del proprio tempo libero avendo al possibilità di trovare l’intrattenimento anche nei luoghi differenti dal salotto

vascaidromassaggioconschermoda61Ecco quindi il bagno multimediale, che già di per sé si cerca di rendere più confortevole possibile costruendo un ambiente quanto più rilassante e terapeutico (vasche idromassaggio ecc.). A questo si vanno ad integrare differenti modalità di schermi che per molti potrebbero attualmente sembrare un lusso o esagerazioni ipermediali, ma che, col tempo diventeranno elementi ricercati dalle famiglie per dei veri luoghi di relax e stile.





Benvenuti in Technopolitics

17 03 2009

Eccomi finalmente nel web con un mio blog ufficiale. Technopolitics è un neologismo che tende a rappresentare il mio essere, le miei passioni, i miei interessi. Mi immergerò dunque in argomenti di ampio respiro con un’attenzione particolare alle nuove tecnologie digitali, alle sue nuove forme di fruizione e all’attualità politica, cercando di far prevalere in quest’ultima l’aspetto cronachistico con una sana dose di equilibrio, non nascondendo allo stesso tempo i giudizi personali.

Sperando di non annoiarvi vi auguro, Buona lettura!

Pompeo Torchia